28 Ottobre 2025

La Corsa Speciale de Gli Omini

Date:

[rating=3] La struttura è sempre quella, ormai rodata, de Gli Omini. Interviste sul campo e fitto lavoro di scrittura, che si trasformano in azione scenica. La seconda tappa del triennale Progetto T, dedicato alla Ferrovia Transappenninica che collega Pistoia a Porretta, si intitola La Corsa Speciale. Ma stavolta, la struttura che ha reso Gli Omini degni di interesse nel mondo teatrale italiano, li ha barricati in una forma preconfezionata che si è rivelata, a tratti, ormai consunta.

Ci aspettavamo un’evoluzione diversificata, dopo la furia sarcastica e amara di Ci scusiamo per il disagio, dove si passava in un attimo dal riso sfrenato alla partecipazione emotiva, fino al sorriso – riflesso incondizionato dell’estrema, semplice, nuda verità dei personaggi.

Invece Gli Omini hanno marciato sulle stesse rotaie.

E quindi, è sembrato monocromatico il mosaico di sagome che un pò si assomigliano, e si alternano nella radura della fermata Castagno, dove gli spettatori sono scesi da un treno ultimo modello. Ma, soprattutto, è mancata la storia degli abitanti della Montagna pistoiese. Sostituita, ad esempio, da personaggi che dall’Emilia si spostano in treno a Lucca per amore di un uomo bipolare, o fidanzati che si sono incontrati sui vagoni del treno che porta a Porretta. Ancora una volta c’è stato il poeta, poi la badante devota e religiosa, e alcune nuove trovate, come il divertentissimo fanatico del mondo ferroviario, o il geniale ex rampollo di buona famiglia che vive un’esistenza virtuale su Second Life. I momenti onirici, che con la musica di Battiato e i piccioni avevano tanto impressionato nell’altro lavoro, si sono trasformati in uccelli parlanti, che filosofeggiano sul non-senso dell’esistenza, sulla scia della distorsione fonica tramite microfoni (invenzione stramba, cupa, e per questo interessante, che però forse mal si combina con questo spettacolo).

Gli Omini

In realtà parte bene La Corsa Speciale, con un Luca Zacchini imponente e centrato, e la promessa di uno spettacolo saliente: “Perché qui sai, la notte, l’è banda.” Poi però lui, Francesca Sarteanesi e Francesco Rotelli si perdono, ripetendosi un pò. Non li aiuta la drammaturgia, diluita in frammenti di vita che poco o niente raccontano della rete dei paesini di montagna, silenziosi ma ancora vivi, forse palpitanti in nervature a noi sconosciute. Qualche momento di puro divertimento c’è stato; e anche qualche attimo in cui è venuto da pensare che, si, questo miscuglio apparentemente ingenuo di accento toscano, che si allarga per diventare dialetto universale, è una caratteristica introvabile in altre compagnie teatrali.

Ma da Gli Omini ci aspettiamo di più.

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