29 Ottobre 2025

Ballate maledette, ma non troppo con Mark Lanegan

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[rating=4] An evening with Mark Lanegan, questo il titolo del concerto  del cantautore statunitense, che lunedì 23 maggio al Teatro Metastasio di Prato ha elettrizzato i fans accorsi ad ammirarlo. Un blues trasfigurato, il suo, che si fonde con ballate rock, dark e grunge – e proprio quest’ultimo è il genere che per primo ha abbracciato nella sua carriera, come frontman degli Screaming Trees. Ma già nel 1990 inizia un percorso parallelo da solista, che prolunga poi nel tempo con album che riscuotono ampio successo, uno tra tutti Blues Funeral (2012), marchiato da uno stile personale, decadente, quasi baudelairiano, dove il male di vivere si fa musica.

Arrangiamenti introspettivi, sofferti, a volte tremendamente romantici, quelli dei brani in scaletta per una delle tre date italiane. Un’atmosfera raccolta e intima che Mark Lanegan non ha quasi mai infranto, se non per i ripetuti, appena sussurrati “Thank you“. La sua voce, nonostante i trent’anni di attività musicale, resta solida e intonata al millimetro, profondissima, avvolgente. Non si incrina mai, semmai si ingrossa e ruggisce su certe note, quasi a comunicare quel malessere interiore che lo ha portato, nel 1997, al ricovero per disintossicarsi dalla dipendenza da droga e alcolismo. Periodo duro, da cui è uscito nel 1998 creando, nel  mezzo del deserto californiano, l’album Scraps at midnight.

La serata pratese contempla una summa di tutti i suoi più grandi successi, in uno show dove le percussioni sono assenti, e il suono è affidato a chitarre e bassi, e a musicisti di grande qualità e spessore. Chi si aspettava distorsioni estreme e un concerto iper-ritmato sarà rimasto perplesso. L’interpretazione di Mark Lanegan è di una morbidezza che stupisce, tranne in certi momenti in cui la voce si fa ancora più sotterranea e ombrosa, quasi a smentire l’illusione di ninna-nanna folk. Ma l’amore, nelle sue sfumature più disarmate e inermi, pare il comune denominatore di un’esibizione impeccabile dal punto di vista tecnico.

Il concerto è stato preceduto dalle esibizioni dei cantanti e musicisti Duke Garwood e Lyenn, che hanno fornito un assaggio di musica indipendente e lontana da generi, schemi e definizioni. Una serata di attesa e grande impatto, quindi, per un cantautore che viene spesso accostato anche a un altro personaggio maledetto ed emblematico, Kurt Cobain.

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