28 Ottobre 2025

Stravaganze romane a Officina Pasolini

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Officina Pasolini è ormai da diverso tempo una vera e propria fabbrica di talenti, con una “sfornata” di spettacoli (quasi) sempre memorabili, anche nella rassegna estiva, che offre peraltro al pubblico della capitale un ricco calendario di appuntamenti teatrali completamente gratuiti. E’ stato certamente memorabile e applauditissimo lo spettacolo “Stravaganze romane” dello scorso 11 luglio che ha visto protagonista Daniele Miglio nelle vesti di vero e proprio mattatore della scena, accompagnato da Dario Benedetti, virtuoso della chitarra acustica, su testo di Simona Orlando e regia di Ariele Vincenti.

Una piccola perla questa pièce tutta dedicata alla romanità, dalla cinica pigrizia alla necessità di crasi nell’espressione verbale, al dilagare dei contesti d’uso dell’ormai internazionale “daje”, fino all’esasperazione genuina del rotacismo. Si gioca, si scherza, si canta anche e pure bene con Miglio, che domina il palco coi suoi racconti irresistibili sulla figura quasi mitologica del “localaro”, ma pure col ricordo di un grande romano: il calciatore Alberto Orlando. Attraverso le parole del fratello del centrocampista della Roma, Miglio ripercorre la storia di una città ancora sventrata dai bombardamenti, con due ragazzini che guardano gli aerei dall’aeroporto di Centocelle e tirano calci a un pallone di stracci al campo Sangalli di Torpignattara.

“Stravaganze romane”, regia di Ariele Vincenti, a Officina Pasolini

E’ la storia di una capitale ancora giovane, che cresce piano rialzandosi dalle voragini delle bombe, coi venditori di fusaglie, gli insetti usati a mo’ di aquiloni con cappi di fili d’erba, il Chinotto Neri, “bono” come la Coca-Cola ma amaro, perché lo zucchero forse costava troppo, la squadra di calcio coi colori del Brasile. Un fiume in piena che ci porta piano dentro questa drammaturgia così poetica, dove fra una risata e una battuta sulla proverbiale indolenza romana, trova spazio una trama forte, che “riacchiappa” tutti i fili sparsi, per poi giungere alla meta: l’emozione e la partecipazione. Pure forse grazie alla divina protezione del Tuttocittà, testo sacro dell’automobilista capitolino, incastrato nel traffico, o perso proprio nella viuzza di cui non può leggere chiaramente l’odonimo, perché spillato proprio al centro del libretto.

Si ride parecchio, ma non solo, quello che viene offerto è uno spettacolo raffinato, niente affatto volgare, che sa finalmente immergersi nell’universo di una città speciale che solo a un occhio attento può svelarsi in tutta la sua disordinata bellezza. Un omaggio sentito e per niente ruffiano a Roma insomma, Stravanganze romane è esattamente questo, un ottimo testo, storicamente ricercato, portato allo splendore da una performance attoriale di rilievo, così come un accompagnamento musicale che è limitante definire tale, ma che è vera e propria parte attiva del racconto.

Tocco finale la regia di Vincenti, da sempre attento alla promozione autentica della romanità in tutte le sue forme, ci restituisce un’ora piena di vero teatro, puro, molto più che godibile… E allora da romani, ci sia concessa una chiosa a tema, che fra i molti variopinti e flessibili utilizzi della parola in questione, può fra le altre cose definire un’approvazione-esortazione al ben fatto: Eddaje!

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